Non mi è stato dato di osservare mio padre, che con passo lento, appoggiato curvo su un bastone, passeggia per il vialetto di un parco.
Non mi è stato dato l’onore di raccogliere il berretto grigio di lana, caduto per terra nel tentativo di essere calzato bene… O il gesto amorevole di annodare una sciarpa logora al collo per ripararlo dal freddo. Non mi è stato dato tutto questo…
Ma ogni volta lo incontro nella realtà di qualcun altro che vedo andare strusciando a fatica le gambe pesanti e secche come le foglie cadute che per terra si mischiano all’umido.
Osservo quelle spalle piegate dal tempo e ti immagino lì, a pochi passi da me, che ti volti e con gli occhi sempre più chiari, mi sorridi…poi ti incammini di nuovo.
Nel tuo eterno partire, chissà perché adesso ti penso… Mi manca tanto il tuo parlare antico, il tuo pensiero leggero, quel vuoto che hai lasciato e che nessuno può riempire a mia volta lo riempio di immagini di te, di noi, di ricordi che esaudisco nelle figure di anziani che incontro e osservo mentre di spalle vanno…
Chissà dove vanno… Nell’attesa che ti volti e mi guardi… Penso a te.
Sonia Lunardi