Può capitare che ci sentiamo tirare da dietro, qualcosa di non ben definito che instancabile ci attanaglia a ciò che è stato… Come se tenessimo per mano qualcuno che non vuole essere lasciato andare.
Catene a doppio giro al polso, proprio lì, tra il palmo e l’avambraccio. Proprio dove spesso ci orniamo con bracciali a onorare un presente che copre un impronta che non è più. Riconoscere ciò che ancora ci trattiene, permette di osservare quella parte di noi che da tempo si prende cura di qualcuno e lo fa con tanto Amore.
Un gesto d’amore inconscio può trattenerci a ciò che di nuovo ci prospetta la vita Qui, Ora, in quell’infinito presente fatto di meraviglia!
Ancora una volta possiamo guardare lì, farlo con occhi diversi, possiamo guardare a ciò che ci tiene e con rispetto lasciare andare, perchè è vero che siamo trattenuti… ma solo da ciò che tratteniamo! Quella che sembrava una catena è un filo sottile tra due dita. Quel filo sottile che ci collega ad un aquilone così distante e allo stesso tempo così vicino al cuore. Osservare il filo fino ad incontrare con lo sguardo l’aquilone che volteggia nel cielo e sentire che siamo noi, solo noi che possiamo allentare la presa.
L’aquilone continua a volteggiare nel vento… per quanto lontano, ci tiene lì, in un controllo che diventa prigione se protratto nel tempo. Solo il vento ci incontra entrambi… Allentare la presa e lasciare che ciò che è stato voli lontano nel vento è il passo successivo, perdita d’equilibrio, allineamento nuovo, è… Nell’Essere si compie!
Sonia Lunardi